2019 – Omelia del Corpus Domini
Mi fanno sorridere le critiche e i dubbi che si levano da più parti nei confronti di Papa Francesco… addirittura tacciato di essere eretico o, quanto meno, invischiato in posizioni dottrinali scivolose e confuse.
Alcuni pastori della Chiesa, alcuni sedicenti teologi, alcuni semplici cristiani, muovono osservazioni in merito al magistero dell’attuale Pontefice più per partito preso, più per sensibilità personali, più per una indebita assimilazione tra ciò che è ideologico, a volte addirittura politico, e ciò che è dottrina cattolica, spesso scomoda, soprattutto se applicata a situazioni sociali difficili quali l’ecologia, la difesa della vita, l’accoglienza del profugo, la gestione responsabile dell’economia, l’amore preferenziale per i poveri e i diseredati della Terra.
Esiste, quindi, il dubbio malevolo… quello che porta a conclusioni già prefigurate perché preconfezionate, ove il ragionamento è viziato da premesse false, l’accertamento della verità da metodi fallaci, le soluzioni… frutto inevitabile di accomodamenti interessati. Ritorna di moda un sillogismo elementare e inconcludente: “Tutti gli uomini sono cattivi, io sono un uomo, quindi io sono cattivo”, tentando di smentire quanto il Signore, ammirato del suo capolavoro creaturale, dice dell’uomo: “Ti ho fatto come un prodigio, di onore e di gloria ti ho coronato!”
Esistono però anche dubbi buoni, quelli che non indugiano nell’attitudine del dubitare ma che si presentano come atti dell’intelletto, che servono per stimolare l’intelligenza, avviare percorsi di verità, giungere al riconoscimento e alla comprensione di quanto viviamo, di chi siamo, di chi e cosa fa il Signore nella storia, rendendola storia di salvezza.
La festa di oggi nasce da un dubbio. Quasi tutti i miracoli eucaristici nascono da un dubbio. Dubbi che provengono da uomini tormentati che hanno giocato la vita per il Signore, per la Chiesa, per il prossimo… e vedono questi dubbi fugati dalla gloria di Dio che si manifesta presente nell’umile segno di un po’ di pane e di un sorso di vino.
Si chiamava Pietro il sacerdote boemo che, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma, mentre celebrava la Messa nella cittadina di Bolsena ebbe a dubitare della reale presenza del Signore nel pane eucaristico. Il Corpo del Signore cominciò a sanguinare abbondantemente, sì da macchiare corporale e gradini del presbiterio, sì da impressionare il Papa che si trovava nella vicina Orvieto, sì da colpire l’intelligenza e la fede di Tommaso d’Aquino che all’approfondimento del mistero eucaristico dedicò tutta la sua mente e tutto il suo cuore, al punto di donarci le pagine più belle, più chiare, più profonde sulla realtà della transustanziazione eucaristica che, a dir suo, a confronto della realtà, quanto studiato, compreso e scritto è e rimane solo ‘paglia’.
Siamo nel 1263, ma, a quanto pare, noi uomini contemporanei non siamo molto diversi. Abbiamo dubbi… benedetti essi siano se ci portano ad una fede più matura, autentica, profonda, feconda e adulta.
Maledetti essi siano se ci portano, invece, ad una facile presa di distanza, spesso ignorante e banale, dalla fede, dal dare ragione del nostro credere, sperare, amare. Una sciocca presa di distanza più adatta alle chiacchiere avvinazzate del bar che alla vera vita.
Alcuni addirittura brandiscono il maglio della scienza per giustificare la propria trascuratezza spirituale, senza aver mai studiato una riga di un qualsivoglia articolo scientifico e che si ostinano a confondere l’astronomia con l’astrologia, trascurando il fatto che tutti i miracoli eucaristici, studiati approfonditamente da commissioni paritetiche di teologi e medici, giungono sempre alle medesime conclusioni: si tratta di tessuto umano, del miocardio, di gruppo sanguigno AB, di uomo mediorientale… e il cuore è evidentemente passato attraverso una fase di sofferenza acuta. È il cuore, il sangue, la divinità, l’umanità di Gesù.
Facciamoci ospitare dal Signore, come Melchisedek ha ospitato Abramo… in virtù di questa gratuita ospitalità impariamo ad accoglierci per quello che siamo, per camminare insieme, per essere insieme segno credibile dell’amore di Dio.
Viviamo l’Eucaristia come evento ecclesiale. Non accontentiamoci di rintanarci nell’intimità dei nostri sentimenti religiosi, ma facciamo diventare la nostra partecipazione attiva alla Messa lo strumento attraverso il quale ci riconosciamo Chiesa in cammino, lo strumento per edificare la Chiesa di cui tutti noi, battezzati facciamo parte, membra del Corpo di Cristo sparso per il mondo. Se vogliamo una Chiesa sempre più credibile dobbiamo diventare noi, per primi, cristiani sempre più credibili.
Facciamo dell’Eucaristia la sorgente di ogni condivisione. “Voi stessi date da mangiare”. Vi siete alimentati al Pane di vita? Imparate a condividerlo con chi è affamato di senso per la propria vita e con chi è affamato di quel pane che ogni uomo ha diritto di portare a casa per una esistenza dignitosa.
Dopo la celebrazione Eucaristica percorreremo in processione alcune vie del nostro paese per abbracciarlo, almeno idealmente, tutto. Ci saranno tanti segni esterni… fiori, cavalli, uomini in costume sardo… non è folklore… è fede che viene veicolata attraverso la concretezza di elementi materiali, come quando diciamo ad una persona: ti voglio bene! E scocchiamo un bel bacio.
Il bacio non è certamente il bene ma lo significa.
Ecco, noi oggi vogliamo baciare il Signore per dirgli: Ti vogliamo bene, stai con noi, cammina con noi, sii presente, non lasciarci… permetti che quanto oggi contempliamo nel segno del pane, possiamo contemplarlo tutti insieme nella pace del Paradiso. Amen!