2024 – Omelia del 31 dicembre
31 Dicembre 2024, ore 18 – Omelia di fine anno e Te Deum di ringraziamento
Fratelli e Sorelle,
ogni anno la liturgia della solennità di Maria SS.ma Madre di Dio ci propone le stesse
letture che, nel nostro caso, compendiano l’anno appena trascorso e salutano con speranza
il nuovo che si profila all’orizzonte della nostra vita, carico di aspettative e di incognite, e
certamente, essendo anno giubilare, pieno di doni di Dio e di sollecitudine ecclesiale.
Mi voglio soffermare con voi sulla benedizione che Dio elargisce al popolo di Israele
attraverso il suo servo Mosè, e i sacerdoti suoi collaboratori, rappresentati da Aronne ed i
suoi figli.
Sono tre in particolare le azioni di benedizione che Dio si impegna a garantire al popolo e,
nel tempo della pienezza, attraverso Suo Figlio e la Chiesa Sua Sposa, a noi concesse: la
custodia, la grazia, la pace.
“Il Signore ti custodisca”. Abbiamo terminato un anno e chissà quante volte in questo
tempo andato abbiamo sperimentato la custodia paterna e materna di Dio, la sua presenza
in mezzo a noi, in noi, la sua azione salvifica, il suo adoperarsi simile a quello della
chioccia che protegge con le ali la nidiata nata dal suo amore, secondo la felice similitudine
usata da Gesù alla vista della Città santa di Gerusalemme. Forse, qualche volta, abbiamo
anche sperimentato l’assenza della custodia di Dio e ci siamo lasciati andare a qualche
interrogativo, probabilmente anche sgomento: “Signore, dormi? Non ti accorgi che sono in
difficoltà?”. È la preghiera del Salmista che invoca la presenza di Dio, che da Lui chiede
custodia. Tutti abbiamo necessità di essere custoditi e di custodire. Custodire è un verbo
che esprime un’azione precisa, una delle più belle specificazioni dell’azione dell’amare.
Chi ama custodisce, chi custodisce ama. Noi siamo amati dal Signore, al punto da spingerlo
a donare suo Figlio per la salvezza dell’umanità intera, e quindi della mia, della vostra.
Noi siamo custoditi da Dio, nel suo Cuore abbiamo un posto unico, speciale, irripetibile,
non solo quello delle creature, ma molto di più, quello dei figli, e dei figli amati. Se solo ce
lo ricordassimo più spesso, se solo affrontassimo con questa consapevolezza le vicende
della vita, se solo gustassimo di più nella preghiera e nelle azioni quotidiane questa
premura di Dio che ci tiene nel palmo della sua mano, sicuramente saremmo capaci di
affrontare tutto e tutti con la certezza di non essere soli, tanto meno dimenticati. Da questo
nasce anche l’esigenza di diffondere l’arte della custodia, dell’imparare a custodirci con
rispetto, amore, delicatezza. Le nostre famiglie, soverchiate da un tempo complesso e da
una cultura conflittuale; i nostri giovani preda prediletta dell’effimero e del guadagno
facile ad ogni costo; il nostro creato minacciato da una speculazione economica
antiecologica; il nostro prossimo che non capita banalmente nella vita, ma che è sempre
segno e rimando al volto di Cristo stesso che chiede di essere contemplato, baciato,
asciugato, servito; la nostra fede, così debole e tremula, che esposta anche al minimo
vento, corre il rischio di spegnersi per le prime difficoltà del vivere quotidiano.
Custoditi, custodiamo.
“Il Signore ti faccia grazia”. È la seconda azione di benedizione. Cosa significa fare grazia?
La grazia è dono. Il Signore ci fa dono, ma non ci dona cose, beni, ‘fortune’, ma molto di
più, ci dona Se stesso. Lo fa gratuitamente secondo lo spirito autentico del dono, lo fa
sempre, lo fa con chiunque abbia il coraggio di sollevare lo sguardo verso il Cielo. C’è un
pezzo di Cielo per tutti. E il dono si è fatto Carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Cristo
Signore è il dono del Padre. E perché la presenza del Cristo fosse sempre percepibile per i
suoi discepoli inviò il suo Spirito Santo. E perché la presenza dello Spirito fosse sensibile
nel tempo, alla Chiesa affidò questi tesori. La logica di Dio è il dono, cioè la grazia.
“Fammi grazia Signore”, cioè fammi dono, o più precisamente sii Tu il mio dono, quel
dono che è capace di colmare ogni mio desiderio che sempre rimanda all’assoluto. In
quest’ottica ecco che tutto diviene dono: la vita, la famiglia, gli amici, il lavoro, le qualità
intellettuali, volitive, affettive, operative, i carismi, la salute, ma anche le contrarietà, le
difficoltà, la malattia, i limiti, gli avversari. Quando percepiamo che tutto è dono, che tutto
è gratis dato, allora impariamo a porci nei confronti della vita e degli altri non nella logica
del creditore che ha sempre da reclamare una restituzione mancata, ma nella logica del
debitore che gioisce per un condono immeritato, ma dispensato solo per bontà. Viviamo
nel dono e impariamo a donarci vicendevolmente. Che se ne fa Dio delle nostre preghiere,
dei nostri incensi se non può contare sul dono del nostro cuore? Che se ne fa il prossimo
delle nostre cose se non può contare sul dono delle nostre persone?
“Il Signore ti conceda pace”. Quanto è necessaria ed attuale questa terza azione di
benedizione. La pace! Il mondo sembra averla perduta. Ogni giorno ascoltiamo
drammatici bollettini di guerra, accompagnati da immagini inequivocabili di morte,
distruzione, lutto, dolore, lacrime e sangue. Il grido dei bambini ci fa trasalire e tormenta
la nostra coscienza. Il pianto delle mamme e dei papà non ci lascia dormire, il rumore
sordo di armi sempre più sofisticate e micidiali ci riempie di paura e ci porta a pensare se e
per quanto ancora, nei nostri confini nazionali, potremo godere della pace e della
prosperità che essa porta con sé. La nostra preghiera oggi più che mai è la preghiera
profetica di Isaia: Signore forgia le armi dei popoli per farne vomeri per solcare la terra,
perché dia frutto e sazi la fame dell’umanità più povera e straziata. Ma la guerra, ahimè,
non nasce primariamente nei campi di battaglia, la guerra nasce dal cuore dell’uomo. Dal
nostro cuore vengono fuori le ostilità, le inimicizie, il desiderio di possesso e di
prevaricazione. Se facciamo veramente attenzione possiamo notare quante volte sono in
guerra e mi equipaggio di armamenti contro l’altro. La guerra inizia nella perduta pace
personale e si alimenta con il fuoco del risentimento, dell’odio, dell’invidia. È per questo
che come preghiamo e auspichiamo che i potenti del mondo si mettano d’accordo per
promuovere la pace laddove è acceso il conflitto, parimenti dobbiamo chiedere al nostro
cuore il coraggio della pace. Pace a te fratello che mi hai ferito, pace a te sorella che mi
avversi, pace chiediamo a chi abbiamo offeso, ignorato, maltrattato. Che questo nuovo
anno giubilare appena iniziato sia anno di pace, dove mettiamo a riposo ogni sentimento
di guerra e di rivalsa, una grande bonifica del nostro cuore. Quando varcheremo la porta
santa, ricordiamoci che ci stiamo impegnando a seppellire l’ascia della guerra per cogliere
il ramo dell’olivo, quel segno benedetto che dice la pace avvenuta tra Dio e l’uomo, tra
l’uomo e l’uomo, tra l’uomo e il creato, tra l’uomo e la sua guerra interiore.
Con una sensibilità sempre più marcata di Chiesa che intende camminare insieme e che si
esprime nella sinodalità e corresponsabilità, mi corre l’obbligo ma anche la gioiosa
soddisfazione di porvi a conoscenza di alcuni dati che interpretano l’anno vissuto insieme,
il VII della mia presenza in mezzo a voi e con voi.
Abbiamo avuto la gioia di battezzare 19 bambini e bambine della nostra Comunità
parrocchiale, un piccolo segno di speranza in una società occidentale, italiana e
specialmente sarda così refrattaria alla vita. Ogni bimbo che nasce, ogni bimbo che diventa
cristiano ci dice come Dio continui a rischiarare il mondo con il suo sorriso. Auguri ai
bambini, ai loro genitori, ai padrini e alle madrine.
24 sono i bambini che per la prima volta si sono accostati all’Eucaristia, nutrendosi del
pane di Vita. A loro, alla loro innocenza guardiamo con tenerezza e stupore, lasciandoci
evangelizzare dai sentimenti dei piccoli.
I ragazzi ed i giovani che hanno ricevuto la S. Cresima per le mani del Vescovo Roberto
sono stati 16, di cui 13 preadolescenti, un’adolescente, due adulti. Preghiamo sempre che
la forza dello Spirito Santo li pervada e li renda con la crescita e la maturata
consapevolezza cristiani responsabili e missionari.
Le coppie che hanno scelto di celebrare il matrimonio sacramento sono state 09. In una
crisi antropologica generalizzata che va ad indebolire la ricerca di qualsiasi legame forte e
istituzionale, credo che sia un dato importante. Certo, di queste nove coppie, quattro non
sono di Palau e cercano la nostra Parrocchia per la sua bellezza artistica, per la
collocazione geografica o per antichi legami affettivi. A tutti gli sposi di quest’anno
auguriamo lunga vita, lunga vita coniugale e la benedizione nei figli, e nei figli dei figli.
39 sono i nostri fratelli e le nostre sorelle che hanno terminato il loro pellegrinaggio
terreno. Anzi, 39 sono stati i defunti che hanno espresso in vita il desiderio di celebrare il
funerale religioso. Qualche altro defunto è stato sepolto senza alcuna celebrazione, per
volontà espressa o per volontà della famiglia. Un dato che, scevro da ogni giudizio, ci
induce a pensare come la nostra società non coincida più con la società ecclesiale dove la
fede nel Signore è un dato condiviso da tutti. Toccare l’aspetto della morte e del culto dei
morti è un segnale molto forte e anche molto preoccupante. Per tutti i nostri defunti, senza
alcuna distinzione, e per le loro famiglie che condividono lo stesso dolore della perdita,
preghiamo senza mai stancarci.
Un altro aspetto importante è la questione economica della nostra Comunità parrocchiale.
Abbiamo avuto entrate per 111.197,30 euro ed uscite per 134.163,45 euro, riportando un
saldo negativo di 22.966,15 euro. Vi chiederete come mai la parrocchia chiude il suo
bilancio in rosso? La risposta è semplice: abbiamo concluso l’operazione dell’Oratorio
parrocchiale che, tra acquisto del terreno, elaborazione dei progetti, direzione dei lavori,
costruzione effettiva, varianti, aumento dei prezzi è venuto a costare circa 850.000 euro, di
cui la CEI con l’8/°° ci ha coperto per 264.000,00 euro, il resto lo abbiamo messo noi come
parrocchia e ancora stiamo pagando il mutuo in corso per l’acquisto dell’area edificabile.
Questo ha comportato anche la vendita della casa San Giacomo di Liscia, donata alla
parrocchia dai coniugi Pisciottu, a cui va la nostra riconoscenza e che ricorderemo con una
targa commemorativa perché la memoria del dono non vada perduta. Il disavanzo di
quest’anno non ci impensierisce perché la parrocchia ha dei residui accantonati con
attenzione ed economia per far fronte alle necessità quotidiane che sono tante. Ricordo a
tutti che la gestione economica della nostra parrocchia è responsabilità di tutti e quanto
doniamo è sempre finalizzato al bene della Comunità. Debbo anche dire che senza i
contributi pubblici di enti, quali il Comune, la Regione, Fondazioni, non avremmo mai
potuto realizzare i lavori di miglioria liturgica come il mosaico, il presbiterio, le nuove
pitture e vetrate artistiche, il riscaldamento ed il condizionamento della Chiesa. Sono
tempi difficile per tutti, ma tutti dobbiamo sentirci attivamente responsabili.
Rendo noto anche il bilancio della Caritas parrocchiale che, spesso, in collaborazione con i
servizi sociali del Comune si preoccupa di alleviare non poche situazioni di sofferenza
economica e non solo.
Abbiamo avuto entrate per 9.408 euro, che sommate ad un positivo residuo di cassa
dell’anno precedente di 1.920 euro ci ha permesso di disporre di un certo gruzzolo, di cui
7.166 euro sono andati a beneficio di nuclei familiari in indigenza. Questo significa che
abbiamo riportato un saldo positivo di 4.162 euro. A questa voce caritativa dobbiamo
aggiungere le numerose derrate alimentari donate che non sono calcolabili ma che offrono
un prezioso aiuto per la popolazione vulnerabile, e il lavoro instancabile del gruppo di San
Vincenzo che con fondi propri assiste sistematicamente 5 famiglie della nostra Comunità e
al bisogno ed in modo occasionale tanti altri poveri. La carità di Cristo ci deve spingere ad
essere sempre più generosi e sensibili. La condivisione dei beni è uno dei tratti qualificanti
della nostra identità cristiana.
In fondo alla Chiesa troverete i bilanci riassuntivi pubblicati in bacheca.
A questo voglio aggiungere una nota di merito ai Fidali. Tutte le leve dei Fidali, a
conclusione del loro mandato, che è faticoso e molto impegnativo anche sotto il profilo
economico, pensano sempre alla Parrocchia. Anche i Fidali del ’79 che a fronte di quasi
190.000 euro incassati e 180.000 euro spesi, con i denari residui hanno aiutato le Missioni
in Tanzania di don John, la Protezione civile del paese e la Parrocchia. Grazie di cuore.
Nessuno intasca mai un centesimo per sé, ma tutto è destinato al bene comune che si
esprime sotto molteplici forme. Lo stesso parroco rinuncia ad una parte del suo stipendio e
lo mette nella cassa comune della parrocchia, non è un atto di eroismo, è un atto di amore
per la comunità.
Pensate anche allo sforzo che compiono gli altri Comitati delle feste paesane: San Giorgio,
S. Antonio di Monti Canu, la Madonna che scioglie i nodi, S. Rita. Queste feste non
sarebbero possibili senza l’impegno gioioso di tantissimi volontari e senza le loro risorse
economiche.
In ultimo consentitemi di ringraziare i numerosi collaboratori della Parrocchia che, nel
silenzio e nel lavoro continuo, rendono la casa di Dio casa accogliente per tutti. Don John,
il diacono Mariolino, don Pietro, Alberto, Mauro, Gianna ed il Gruppo Caritas, Antonello,
Franco e Gabriele con il Coro, Francescanna ed il Gruppo San Vincenzo, Valeria ed il
gruppo dell’Oratorio, Lella ed il gruppo delle Catechiste e dei Catechisti, Flavia e Paolo
per il giornale, Fabrizio per il sito internet della parrocchia, le Comunità neocatecumenali,
il gruppo RnS, Silvia ed i ministranti, Antonella e Piera con il gruppo Cif, Bastiana e
Maddalena con il gruppo decoro della Chiesa, i Fidali dell’80 e 81 (attualmente), i
presidenti e i comitati delle varie feste, il Consiglio pastorale ed il Consiglio per gli affari
economici con dott. Pietro Porqueddu, Pietrina con il gruppo dei ministri straordinari
della Comunione, Michelina per la preghiera comunitaria quotidiana, Roberto per la
manutenzione dell’oratorio, insieme a tanti altri.
Ed ora Fratelli e Sorelle, continuiamo la celebrazione dei divini misteri, sotto il manto della
Madre di Dio, guardando con speranza l’anno nuovo che viene, anno di Grazia del
Signore, anno di Giubilo per tutta la Chiesa, anno di evangelica provocazione per
l’umanità intera. Custodia, grazia, pace siano sempre con tutti voi. Amen! Auguri! E
quest’anno, alla soglia dei miei 25 anni di sacerdozio, dono splendido ed immeritato vi
chiedo di pregare in modo particolare per me.
don Paolo