2022 – Ritiri con il Clero delle diocesi di Oristano ed Ales-Terralba
15 Dicembre 2022
La capacità di suscitare e accompagnare la chiamata dei fratelli.
La chiamata di Paolo (At 9)
Meditazione all’ora Terza (Fil 3, 5-14)
5Io, circonciso l’ottavo giorno, della razza d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo d’Ebrei; quanto alla legge, fariseo; 6 quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile. 7 Ma ciò che per me era un guadagno, io l’ho reputato danno a causa di Cristo. 8 Anzi, a dire il vero, io reputo anche ogni cosa essere un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunciai a tutte queste cose e le reputo tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui avendo non una giustizia mia, derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. 10 Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte, 11per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.
12 Non che io abbia già ottenuto il premio o che sia già arrivato alla perfezione, ma proseguo la corsa se mai io possa afferrare il premio, poiché anch’io sono stato afferrato da Cristo Gesù. 13 Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio, ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, 14 proseguo la corsa verso la mèta per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù.
Io circonciso… della stirpe, … della tribù, … ebreo figlio di ebrei, fariseo quanto alla legge… quanto allo zelo, persecutore della…, quanto alla giustizia derivante dall’osservanza della Legge irreprensibile…
Ho proposto la lettura di questa breve pericope della Lettera di Paolo ai Filippesi perchè in essa troviamo la migliore introduzione al tema di oggi, e alla vicenda umana e credente dell’Apostolo, così come ci viene raccontata nel libro degli Atti degli Apostoli, al cap. 9.
Questa è la carta d’identità che l’Apostolo fornisce di sé e da sé… provocato dalla situazione dottrinale e pastorale della Comunità di Filippi e anche da situazioni molto più critiche (cfr. la Comunità dei Galati). In questa sezione Paolo cambia registro lungo lo stile narrativo della lettera ai Filippesi, passando da una certa dolcezza ad una fermezza chiarissima.
Questa presentazione personale avviene in un crescendo di importanza, che parte dalla nascita, coinvolge il popolo, il gruppo di appartenenza, la famiglia, sino ad abbracciare le scelte personali del fariseismo, della persecuzione nei confronti della Chiesa, dell’adesione a quello che potrebbe somigliare ad una forma di intolleranza e fondamentalismo religioso… tutte espressioni che rivelano il fatto che Paolo è stato un fiduciario della “carne”, molto più di quei cristiani giudaizzanti che insistono sull’osservanza della Legge e sulla necessità della circoncisione della carne.
Ma subito l’Apostolo demolisce questa specie di cursus honorum, procedendo in modo esattamente opposto, scendendo in basso nella considerazione di quello che è, è stato e ha fatto, parlando di perdita, di danno, di spazzatura a motivo di Cristo, della sua conoscenza, dell’averlo ottenuto e di aver ottenuto quella giustizia che viene da Dio, che nasce nella fede e non dalla Legge, che si realizza nel coinvolgimento pieno nel mistero di morte e Risurrezione di Cristo.
Tutto scompare di fronte alla novità di Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza. Non c’è argomento, stile di vita, identità che possa sovrastare il mistero di Cristo.
Egli, Paolo, che è stato l’accanito persecutore di Cristo e, conseguentemente dei cristiani, ne è adesso il difensore ad oltranza… egli che minacciava furente la Chiesa che andava a costituirsi quale segno della Presenza di Dio, nell’ottica del compimento dell’Antico Israele, adesso diviene soggetto della più intensa cura apostolica e sollecitudine per tutte le chiese.
Cristo, e solo Cristo è capace di cambiare la vita, rendendo opposto ciò che sembrava assodato, ribaltando la vita che non assume semplici direzioni differenti, ma cambia totalmente.
Questo è il Natale, Cristo che viene, certamente nella storia del mondo, ma è importante avere coscienza che viene nella mia storia per salvarla. Non un Natale generico ma un Natale che sia espressione dell’esperienza di un incontro fondamentale: Dio e l’Uomo in Cristo Gesù.
Non che io abbia già ottenuto il premio o che sia già arrivato alla perfezione, ma proseguo la corsa…
La consapevolezza di Paolo di aver svoltato nella sua vita, di aver compiuto un cammino di totale cambiamento, direi di processo opposto alla direzione intrapresa da giovane, non gli impedisce di comprendere ed affermare che è tuttora in un processo di cambiamento o conversione… ciò che ha iniziato anela ad un compimento, come l’atleta che si cimenta nella corsa desidera ricevere il premio.
Se c’è una realtà che si verificherà sempre e non finirà mai, è proprio il cambiamento… e quanto abbiamo paura del cambiamento, in noi, nelle comunità, nella Chiesa, nella società. Credo che non ci sia realtà vista con maggiore sospetto ed inquietudine… Anche la nostra preghiera a volte potrebbe essere poco convinta perché, avendo timore che il Signore ci prenda sul serio, cambi noi e cambi la realtà intorno a noi…
Poiché anche io sono stato afferrato da Cristo Gesù… katelemften (katalambano)…
Ghermito da Cristo, conquistato da Cristo… origine della nostra identità, della nostra vita, ragione del nostro ministero…
Credo che tutta la nostra vita, il nostro essere preti (e ancora prima il nostro essere cristiani), il nostro ministero pastorale si realizzi tutto qui… nel lasciarsi afferrare da Cristo. Tutto questo viene molto prima di ogni pianificazione pastorale, di ogni percorso ecclesiale studiato a tavolino o che corre di risentire di un afflato teorico, laddove per prima cosa è chiesta la testimonianza della propria fede e della propria esperienza di Cristo
… Lasciarsi afferrare da Cristo, significa anche lasciarsi afferrare dalla Chiesa, dal suo respiro, dalla sua vita, dalla sua perfezionabilità teandrica, lasciarsi afferrare dall’umanità che, gregge senza pastore, vagola spesso nel buio di un’immanenza che implode e mai risorge!
Dimenticando… protendendomi… proseguo…
Conversazione con il Clero
1 Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 2 e gli chiese delle lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme.
3 E durante il viaggio, mentre si avvicinava a Damasco, avvenne che, all’improvviso, sfolgorò intorno a lui una luce dal cielo 4 e, caduto in terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» 5 Egli domandò: «Chi sei, Signore?» E il Signore: «Io sono Gesù, che tu perseguiti. 6 Àlzati, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». 7 Gli uomini che facevano il viaggio con lui rimasero fermi, senza parole, perché udivano la voce ma non vedevano nessuno. 8 Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla; e quelli, conducendolo per mano, lo portarono a Damasco, 9 dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10 Or a Damasco c’era un discepolo di nome Anania; e il Signore gli disse in visione: «Anania!» Egli rispose: «Eccomi, Signore». 11 E il Signore a lui: «Àlzati, va’ nella strada chiamata “Diritta” e cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco, egli è in preghiera 12 e ha visto in visione un uomo chiamato Anania entrare e imporgli le mani perché ricuperi la vista». 13 Ma Anania rispose: «Signore, ho sentito dire da molti, riguardo a quest’uomo, quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. 14 E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome». 15 Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re e ai figli d’Israele; 16 perché io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome».
17 Allora Anania andò, entrò in quella casa, gli impose le mani e disse: «Fratello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo». 18 In quell’istante gli caddero dagli occhi come delle squame, e ricuperò la vista; poi, alzatosi, fu battezzato. 19 E, dopo aver preso cibo, gli ritornarono le forze. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco 20 e si mise subito a predicare Gesù nelle sinagoghe, affermando che egli è il Figlio di Dio. 21 Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua con lo scopo di condurli incatenati ai capi dei sacerdoti?» 22 Ma Saulo si fortificava sempre di più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.
23 Parecchi giorni dopo, i Giudei deliberarono di ucciderlo; 24 ma Saulo venne a conoscenza del loro complotto. Essi facevano persino la guardia alle porte, giorno e notte, per ucciderlo; 25 ma i discepoli lo presero di notte e lo calarono dalle mura dentro una cesta.
26 Quando fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. 27 Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. 28 Da allora Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore; 29 discorreva pure e discuteva con gli Ellenisti; ma questi cercavano di ucciderlo. 30 I fratelli, saputolo, lo condussero a Cesarea e di là lo mandarono a Tarso.
31 Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero.
- I racconti della conversione/vocazione/incontro di Paolo sono tre nel libro degli At, At 9,
At 22 (di fronte ai Giudei di Gerusalemme)
At 26 (di fronte a Festo, Agrippa e Berenice… il famoso pungolo che spinge Paolo recalcitrante, che già ci fa capire che la vocazione dell’Apostolo è assai più complessa di come alle volte – poeticamente – è stata commentata
- La personalità di Paolo…
complessa a partire dalla sua provenienza culturale… giudeo, ellenista e romano
Un carattere forte, a volta insopportabile (At 15, 36-40 separazione da Barnaba a causa di Marco; Gal 2, 11-14 incidente di Antiochia…)
Un uomo tormentato… (Rom 9, 1-5 “1 Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: 2ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. 3Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. 4Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; 5a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen”.
2 Cor 12, 7… “perché non montassi in superbia mi è stata messa una spina nella carne”
Insomma la pasta umana non la scegliamo noi, e spesso non inizia come realtà promettente… fermo restando che occorre una base umana, una certa maturità che consenta l’inizio di un percorso formativo… no a psicologismi, ma nemmeno a spiritualismi che non portano da nessuna parte… (C. D’Urbano, p.47).
- Sfolgorò intorno a lui una luce del cielo… Gen 1,3 (e luce fu); Gv 1, 9 (Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo)
Ogni vocazione nasce come un’illuminazione, a volte accecante, a volte impercettibile, a volte appena accennata come il passaggio di Dio nel Giardino dell’Eden, o il passaggio di Dio sull’Oreb, incontro ad un Elia fuggiasco, tenue quanto il sussurro di Dio che annuncia a Maria la sua divina maternità. Certamente per la persona coinvolta è un nuovo inizio, e ogni nuovo inizio è una promessa… ma una promessa attende di essere verificata…
- Ma ogni vocazione nasce, si realizza, matura in un dialogo… dialogo che non necessariamente parte da posizioni condivise… o trova situazioni ideali… dialogo tra Dio e l’uomo, tra la sua coscienza sacrario inviolabile, e la libertà di Dio… qui il ruolo dell’accompagnamento spirituale e della vita di preghiera… una scelta vocazionale non può essere il rifugio per le mie debolezze né la terapia per le mie ferite… anche se ci saranno sempre debolezze e ferite… che in modo conseguente si affronteranno
- Ma ogni vocazione necessità di un’elezione, di una conferma, di un confronto con l’apostolicità della Chiesa direbbe Ignazio di Loyola a conclusione dei suoi Esercizi spirituali…
“E quelli conducendolo per mano lo portarono a Damasco”… ogni vocazione ha necessità di mediazioni significative, non perfette, significative… I compagni di Paolo che lo accompagnano, Giuda che offre la sua casa per l’alloggio di questo giovane fariseo confuso e accecato, Anania che – inviato dal Signore – inizia Paolo all’esperienza completa della fede attraverso l’incontro, l’annuncio, il dono dello Spirito, l’illuminazione, il Battesimo, il rialzarsi/risorgere, la consumazione del cibo che permette di riacquistare le forze…
- Rimane nella Comunità per alcuni giorni… i compagni lo salvano da un complotto dei giudei, Barnaba lo accompagna per incontrare la Comunità degli Apostoli…
- I compagni nuovamente lo salvano rispedendolo a Tarso…
Una pasta umana sufficientemente pronta per affrontare un percorso formativo
Una vita spirituale che si metta in un rapporto di dialogo
Una comunità accogliente capace di essere casa, di fronte a girovaghi spirituali e internettologi vocazionali
Mediazioni significative che ti sappiano accompagnare e presentare agli Apostoli a cui spetta il compito di riconoscere l’illuminazione originaria e personale …
don Paolo Pala (@tutti i diritti sono riservati)