2018 – Omelia del 31 dicembre
Fratelli e sorelle, alla fine di quest’anno 2018, credo sia opportuno proporre alla nostra riflessione un’omelia più circostanziata ed articolata che, alla luce della Solenne festa della divina Maternità di Maria, e facendo eco alla Parola di Dio accolta ed ascoltata, sia per tutti noi un aiuto alla sintesi personale di quanto vissuto nel tempo concesso, stimolo per una verifica del nostro operato, occasione rinnovata di lode, ringraziamento e richiesta di perdono al Signore per quanto fatto o quanto trascurato di fare.
Partiamo dalla parola ‘tempo’, dal suo significato, specie in campo teologico.
San Paolo, scrivendo ai Galati, cristiani che lo fecero penare non poco per la loro incostanza e volubilità, afferma: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”.
È evidente che l’Apostolo non si riferisce al tempo in senso cronologico, ovvero come una sequenza progressiva o regressiva di giorni, mesi o anni. Anche gli antichi sapevano benissimo che prima della nascita di Cristo vi era stata tanta storia umana, tante civiltà e culture che avevano conosciuto albe timide, percorsi robusti, tramonti inesorabili. Gli stessi Giudei sapevano che ben mille anni prima del Rabbi di Nazareth era sorto il Re Davide, vero padre di quel Regno d’Israele di cui ieri come oggi si vagheggia una sua restaurazione… per non parlare degli antichi patriarchi, della schiavitù in Egitto, della vicenda di Mosè, liberatore e legislatore.
In fin dei conti, anche noi possiamo dire: che cosa sono poco più di duemila anni di storia a fronte di millenni e millenni precedenti popolati dalla variegata storia umana, da popoli insigni e avvenimenti ragguardevoli, da una presenza antropica sulla faccia della terra che risale a decine e decine di migliaia di anni fa, e di antiche forme di vita che hanno popolato il nostro Pianeta milioni di anni orsono?
Il tempo cronologico è fluido, è scorrere inesorabile, irrimediabile direbbe il poeta Virgilio… (Georgiche, III, 284), ‘fugge’ e ‘sfugge’. Questo tempo non c’interessa troppo e non deve catturare la nostra attenzione, tanto meno la nostra esistenza. ‘Mille anni sono per Te come il giorno di ieri che è passato’, dice il Salmista (Sal 90, 4).
Ma allora, a cosa esattamente si riferisce San Paolo quando parla della pienezza del tempo?
Egli parla di quando il tempo è diventato pienezza di salvezza. Quando il Verbo eterno di Dio ha deciso di assumere la natura umana per comunicarsi definitivamente all’uomo, Sua creatura, da riportare dalla decadenza del peccato all’origine della bellezza creaturale… questa è la redenzione. Certamente questo è
avvenuto quando era imperatore di Roma Cesare Augusto, Re d’Israele Erode il Grande, ma i riferimenti storici impallidiscono di fronte al senso di un tempo che ha raggiunto la sua piena maturità e la sua massima fecondità, e tutto quello che l’umanità ha sempre desiderato e a cui ha anelato, spesso in maniera inconsapevole, diviene concreto in Gesù e nella salvezza da Lui portata e offerta a tutta l’umanità.
Il tempo è pieno quando acquista il suo significato e quando è capace di conferire significato alla vita umana.
Allora, in modo analogico, possiamo chiederci: che significato ho dato al tempo che mi è stato concesso di vivere in quest’anno che si conclude? Ho vissuto le mie giornate come ripetitive sequenze di momenti, oppure ho cercato di vivere in pienezza la mia vita? Quale volontà ho ricercato? Quali progetti ho realizzato? Quale salvezza ho tentato di conseguire? Quella datami dal Signore o quella proposta da palliativi mondani che si rivelano, a lungo andare, sempre insufficienti? Ed ancora… sono stato, pur nella mia limitata capacità ed esperienza, portatore/mediatore di salvezza nella mia famiglia, nella mia comunità, nelle mie relazioni? Non di condanna, ma di salvezza!
Nel Vangelo odierno, l’Evangelista Luca ci racconta che dopo l’adorazione dei pastori, dopo la riflessione stupita di Maria, il Bambino venne circonciso e gli fu messo il nome di Gesù.
Gesù significa ‘Dio salva’, appunto. Noi siamo i figli di un Dio che salva, che non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva! Sarebbe bello se vivessimo il nuovo anno alle porte come spargitori generosi di salvezza nei confronti di tutti. Come degni figli di Dio che salva!
Ogni giorno siamo rattristati da notizie ferali: omicidi, femminicidi, sciagure naturali come i recenti terremoti ed eruzioni vulcaniche, attentati alla bellezza del creato, catastrofi generati dall’imperizia, dalla speculazione o dalla trascuratezza umana come il crollo del ponte di Genova. E a questo possiamo aggiungere la preoccupazione per una ravvisata precarietà e litigiosità politica a livello nazionale, e l’incertezza per le imminenti elezioni regionali in Sardegna, terra trascurata e depressa.
Ogni giorno assistiamo impassibili, anestetizzati dall’abitudine al male, alla morte di innocenti che cercano pace, casa e lavoro, di bambini che sognano un futuro migliore, di donne che reagiscono a regimi maschilistici e repressivi, di famiglie che subiscono l’urto sempre più dirompente della delegittimazione del vincolo coniugale, della precarietà affettiva, della forza di idee che emarginano valori quali la fedeltà, la capacità di sopportazione e supportazione, l’amore e la serenità per e dei figli, il sacrificio personale.
Come reagire? Cosa possiamo fare noi abitanti di un piccolo paese a cui Dio ha sorriso per la bellezza naturale? Come possiamo essere quei ‘spargitori di salvezza’ di cui accennavo prima?
Possiamo diventare uomini e donne di pace, lontani dai conflitti e dalle beghe… familiari, lavorative, politiche, vicini alla promozione dell’unità civile, sociale e comunitaria del nostro paese, per il bene di tutti, per lo sviluppo umano, economico e, ovviamente, spirituale di ogni compaesano, senza invidie, gelosie e particolarismi nocivi. Rimettendo al primo posto il bene della famiglia unita che il Signore ci ha donato.
Possiamo diventare uomini e donne di sempre più convinta carità. Palau è un paese generoso, tendenzialmente accogliente, prossimo alla gioia, alla sofferenza e alle difficoltà altrui, ma l’elemosina non deve diventare un tranquillante della coscienza, piuttosto un segno espressivo di chi comprende che la vera vita è vivere ‘per l’altro’.
Possiamo diventare uomini e donne di cultura, sapendo che essa non è nicchia da intellettuali, ma veicolo di sviluppo della bellezza e delle più nobili attitudini dell’uomo… l’arte, la musica, la lettura, la riflessione, il confronto con persone di tutto il mondo, il dialogo con ogni diverso, sono potenziale riflesso di quella bellezza che salverà il mondo e che, in definitiva, è la bellezza stessa di Dio. Dobbiamo promuovere percorsi culturali. Non tutto si deve e può ridurre al soldo, ai pochi mesi estivi, al solito percorso conosciuto. Siamo un paese ancora – ed in definitiva – in cerca d’autore! Senza promozione culturale non possiamo crescere.
Concludo facendo mie le parole di Aronne… specie l’invocazione e la richiesta della pace. Il Signore vi dia pace! Il Signore ci doni la pace, quella che abbiamo perduto a motivo di dissidi interiori, quella che abbiamo dimenticato di avere per sciocchezze che possono essere superate tranquillamente con il dialogo e mortificando il nostro orgoglio personale, quella che non riusciamo più ad avere per un dissidio aspro che potremmo ricomporre, per un lutto non rielaborato in pienezza, per qualche ferita dolorante che le volute della vita infliggono a tutti e spesso non riconosciamo ma di cui proiettiamo gli effetti, totalmente personali, sugli altri, creando squarci relazionali pericolosi e difficilmente sanabili. Allora potremo vivere veramente la giornata mondiale della Pace, consapevoli che i conflitti numerosi ed attuali che affliggono il mondo, nascono dal cuore umano che non riesce a fare pace con sé stesso, con gli altri, con il creato, con Dio.
Mi piace a questo punto, dopo questa personale riflessione, fornire qualche dato della nostra Comunità parrocchiale, per crescere in informazione, consapevolezza e compartecipazione affettiva ed effettiva.
Ventuno (21) sono i bambini che hanno ricevuto il Santo Battesimo, porta della vita cristiana. A loro, ai genitori e ai padrini vadano i nostri più affettuosi auguri!
Ventinove (29) sono i fanciulli che hanno ricevuto per la prima volta la Comunione eucaristica. Che cibarsi di Gesù possa essere un graduale ma deciso diventare come Gesù.
Trentuno (31) sono i ragazzi che hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Preghiamo perché il dono dello Spirito Santo possa fecondare le loro vite e aiutarli a crescere in età, sapienza e Grazia.
Dodici (12) sono le coppie unite nel sacramento del Matrimonio. Agli sposi del 2018 formuliamo gli auguri più cari di una santa vita matrimoniale.
Trentuno (31) sono stati i nostri fratelli e le nostre sorelle defunti. Con loro siamo sempre uniti in quella realtà spirituale che è la comunione dei santi, indistruttibile e alimentata con la preghiera vicendevole, certamente non con esperienze di altro genere che rasentano la superstizione. Alle famiglie che piangono e soffrono per la scomparsa di un loro caro vada la mia personale carezza e l’affetto di tutta la comunità cristiana.
È giusto far conoscere anche la situazione economica della Parrocchia, anche quest’aspetto contribuisce a farci sentire tutti a casa e soprattutto di casa!
In questo 2018 abbiamo avuto entrate per un totale di 43.538,00 euro e un totale di spese di 45.656, 42 centesimi di euro, riportando un saldo negativo di 2.118, 42 centesimi di euro. Ma tenendo conto della rimanenza positiva dell’anno precedente che ammontava a 13.354, 55 centesimi di euro riportiamo un avanzo positivo di cassa di 11.236, 13 centesimi di euro. Grazie per la vostra generosità.
Ho voluto che per ragioni di trasparenza fosse pubblicato anche il bilancio della Caritas parrocchiale che, come si evince dalla parola stessa, si occupa di alleviare un po’ la povertà di alcuni nostri compaesani. Abbiamo avuto, per questo scopo, entrate per 8.769,00 euro ed uscite per 9.149,00 euro. Le uscite sono ascrivibili ad acquisto di alimenti, farmaci, bombole del gas, contributi per affitti, alcuni interventi straordinari presso determinate famiglie. Riportiamo un saldo negativo di 426 euro che, sommando all’avanzo positivo di 633 auro dell’anno precedente, diviene anch’esso saldo positivo di 207 euro.
Troverete i bilanci dettagliati pubblicati in bacheca. Ovviamente quello della Caritas sarà molto generico perché la carità si fa nella riservatezza e nella tutela della dignità personale e familiare più assoluta.
Un’ultima richiesta è quella di una preghiera per don Salvatore, vostro e nostro pastore per ben 51 anni. Le difficoltà dell’anzianità e della salute precaria non offuschino mai la bellezza del sacerdozio e non ci privino mai della giusta riconoscenza. A tutti auguri, nessuno escluso!
Grazie, Signore per questo 2018, ti affidiamo, Signore il 2019 che viene!
Maria, Madre di Dio e Signora delle Grazie, prega per noi!